ebMap è un progetto artistico che tenta di intrecciare il concetto di ricerca, archiviazione digitale e spazio pubblico. La memoria oggi più che mai è resa esterna da un sistema di pensiero che porta i dati fuori dall’individuo, ossia nello scambio fra utenti nel Web.
Internet diventa un enorme recipiente di informazioni che il singolo può attingere o integrare a suo piacimento (si è fruitori e autori nello stesso momento).
Le relazioni che si sviluppano all’interno della rete si basano su questo principio, permettendo così a ognuno di fondare la propria identità su dati (immagini, testi, musica) da lui stesso caricati.
Tuttavia l’io di un individuo è polifonico, difficilmente ricreabile da un solo media. Come è possibile allora formare profili identitari che funzionino come canali comunicativi efficaci? La risposta è nell’ipertesto: l’unione di più media in un’unica forma.
La possibilità di connettere immagini, testi e musica permette di raccontare la propria storia e la propria personalità in modo credibile e duraturo consentendo legami relazionali.
Ognuno di noi ha una combinazione diversa e unica di idee e connessioni ipertestuali che ci individualizzano e ci personificano tanto nel reale quanto nel virtuale.
Il virtuale infatti è reale in quanto parte integrante e attiva della quotidianità.
Le tecnologie sono un mezzo di supporto non un’idea utopica di un mondo pacifico privo di strumentalizzazioni economiche e commerciali o libero da contraddizioni interne.
Il progetto si presenta come un archivio diviso in piccole memorie, segnalate su una mappa consultabile on-line. Sono nodi diffusi nello spazio pubblico ai quali potersi connettere per scambiare in maniera libera e anonima e-book. Ci si focalizza su tre azioni fondamentali:
1. cercare
2. connettersi
3. divertirsi
L’invasione di modalità di interscambio proprie del Web nello spazio pubblico milanese produce uno scarto fra lo spazio concepito come potenzialmente infinito della rete e quello definito dalle coordinate della mappa.
La locazione di pen-drive nello spazio cittadino provoca un senso di straniamento e disorientamento derivante non dal fatto del ritrovamento dell’oggetto in sè ma degli eventuali dati che nasconde.
La possibilità di creare memorie personali o condivise è provocata dall’idea di poter fare del network? Si potrebbe iniziare un progetto di incremento dati senza una comunità o in modo disinteressato dalla logica relazionale?
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